venerdì 9 settembre 2016

L'isola che c'è


(La commedia dell'Isolina)

RASSEGNA STAMPA

Un evento quello del 7 dicembre ad Avezzano di grande rilievo culturale e sociale. L’Isola che c’è di Renato Giordano rimarrà a lungo nella memoria di tutti coloro che hanno assistito a questa avvincente rappresentazione teatrale. Forse solo un bravo regista ed attore, che ad un tempo fosse anche un affermato diabetologo (quale Giordano è) poteva portare in Teatro in maniera così affascinante la storia, già di per se straordinaria, della scoperta dell’insulina… (Pasquale Alfidi su terre marsicane.)

Una notizia che farà contenti molti: L’isola c’è!. Quale isola ognun lo sa, la Neverland dei desideri non (ancora) realizzati, l’isola dove approda chi mantiene lo spirito fanciullo e sogna, anche quando sognare significa scambiare la realtà con la fantasia … Da qui nasce la performance in scena stasera alla Sala Umberto : “L’isola che c’è” uno spettacolo concerto che racconta –inaspettatamente- la scoperta dell’insulina e lo fa per voci recitanti e musica dal vivo in un testo scritto e diretto da Renato Giordano. Una forma di Teatro sui generis , perché induce ad una riflessione su una delle patologie più diffuse ai nostri giorni, il diabete, raccontando una vicenda storica che parte nel 1918 e arriva al 1923. Protagonisti di questa emozionante performance sono quattro medici e scienziati…(Paola Polidoro, “Sala Umberto, l’isola che c’è di Giordano”. IL MESSAGGERO, 5 giugno 2011).

“L’Isola che c’è” , titolo riferito alla interessante e coinvolgente tematica medico scientifica proposta da Renato Giordano, chiude il Festival della drammaturgia italiana. Lo stesso autore e regista, presente in scena, introduce lo spettacolo, racconta, presenta i vari personaggi, interpretati in modo esemplare da Vanni Materassi (Macleod), Roberto Posse (Banting), Fabrizio Marotta (Best), Goffredo Maria Bruno (Collip), Livia Cascarano, Simone Perinelli, Nunzia Plastino.
Lo spettacolo, pur essendo un work in progress, preannuncia già una sua strepitosa compiutezza di scrittura scenica. Lo vedremo integralmente la stagione prossima (2010), con un cast di quindici attori, su di un palcoscenico importante in via di definizione.
La tematica è di tipo scientifico, come è stato quest’anno per “Copenaghen” di Fryer, o come accadeva per “I fisici” di Durrenmatt, o lo stesso “Galileo” di Brecht...
Lo spazio della parola, che è narrata da Giordano e dialogata dagli attori in veste di clinici, fluidifica l’atmosfera del Tordinona, penetra nella forma dell’argomentazione scientifica, la seziona, la separa e la scandisce. Ma la rende anche fenomeno di un “Teatro di documenti”, scoprendone senso e ragione, in quanto somma di mutazioni d’ogni “spostamento in avanti” della ricerca…
Nel 1923 è decretato il premio Nobel per la medicina a Macleod e a Banting: il primo lo divide con Collip, il secondo con Best. E qui esplodono le polemiche e le rivendicazioni reciproche fra gli scopritori dell’insulina; soprattutto da parte di Banting scatenato contro Macleod, accusato di appropriazione dell’altrui fatica…
Banting morirà il 20 febbraio 1941 a Gander, Terranova su di un bombardiere caduto per pessima visibilità. Questa l’ufficialità della notizia, mentre il regista ci suggerisce altre inquietanti ipotesi, come sembrano dimostrare i riscontri d’archivio, ove Renato Giordano – ne ha parlato a fine spettacolo, anche in ragione delle proprie competenze mediche – si è documentato per redigere con scrupolo e genialità la propria sequenza drammaturgica . (Vincenzo Sanfilippo “Con metodo scientifico in divenire”su INSCENA e INSCENAONLINE).

Da Renato Giordano una novità assoluta, per merito e per metodo, che risponde alla domanda: come coniugare teatro e scienza?.
La risposta è stata efficacemente data in “L’Isola che c’è”.
Sono strabilianti le assonanze di ricerca tra le forme “centrifugate” dell’arte e della letteratura futurista e la “centrifugazione” degli estratti pancreatici che vengono centrifugati per creare l’insulina … un bellissimo testo contemporaneo per esprimere un universo culturale, una visione della vita, nella forma “spettacolo” inteso come accumulo e stratificazione delle esperienze e delle competenze. (V.S. in “TEATRO CONTEMPORANEO E CINEMA” anno 1, n.3.09).

L’ISOLA CHE C’E’ (Prima parte della “Commedia dell’Insulina”) ha vinto il Gran Premio della Giuria al IX Festival della drammaturgia Italiana, Roma 2009.

COMMENTI del pubblico

Sono diabetica da quando ho tre anni e ne ho 24…non ho mai provato nulla di simile trattando il tema del diabete … grazie per le forti emozioni di questo pomeriggio … (Alessandra).

E’ una storia emozionante ed appassionante.
Incredibile!. (Alessia B.)

Grazie per aver unito la scienza all’arte… poiché l’arte arriva dove la scienza non può… nel cuore delle persone … dove nascono le emozioni! Complimenti! (Laura).

Lo spettacolo scorre benissimo. Non avrei mai pensato che un Tema del genere, potesse essere così comprensibile e suggestivo. (Anna C.)

Una serata bellissima, e quanti sacrifici, quanta sofferenza c’è dietro ad ogni progresso umano. (Pierluigi)

Bravissimi gli attori ed eccezionale il narratore Giordano. (Claudia C.)

Mi ha preso un nodo allo stomaco e sono stata sopraffatta dall’emozione: non mi capitava a Teatro da una vita. (Paola R.)

E’ lo spettacolo teatrale tra tutti quelli che ho visto in vita mia che mi ha colpito ed emozionato di più. (Barbara Di Natale)

Sono diabetica, e penso che tutte le persone con diabete dovrebbero vedere questo spettacolo. Ne uscirebbero arricchite e con una diversa percezione della patologia e del miracolo insulina. (A.S.).

Ho pianto. E’ uno spettacolo eccezionale. Di grande spessore internazionale dove scienza e spettacolo si fondono in modo mirabile. (V. Chiarini).

Un grande regista, un grande uomo, un grande cuore. (Ruslan , scultore).

Scritto, raccontato, recitato e messo in scena splendidamente. Grazie. (Marilisa e Pino Caruso).

Una scoperta per noi diabetici …stupenda! (Lucia Carra)

Un’emozione unica, grazie di cuore. (Alessandra).

Complimenti per la chiarezza, la precisione, la saggezza, la passione e l’”autoironia” nella realizzazione di un capolavoro che resterà unico e indelebile nella memoria. (Paola).

Non si può stare mai tranquilli! Si pensa di passare una serata normale a teatro e si esce sconvolti ed emozionati nel profondo (Mario Scaccia).

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